LA BARRIERA DI Vins Gallico e Fabio Lucaferri

 

 

Autore: Vins Gallico, Fabio Lucaferri

Editore: Fandango Libri

Anno edizione: 2017

In commercio dal: 11 maggio 2017

Pagine: 291 p., Brossura

EAN: 9788860445025

La copertina del romanzo è significativa:

un bambino di spalle che guarda il mare e che ha tatuato sulla nuca un QR code…

La frase del giornalista Gwynne Dyer che anticipa “La Barriera”:

“L’esperienza ci insegna che l’unico modo di chiudere un confine è uccidere le persone che tentano di attraversarlo”.

è una frase che contiene molteplici tristi verità storiche, inconfessate, che vorremo smentire e disapprovare,  e soprattutto superare, ma purtroppo, giornalmente ci rendiamo conto che non è così.

 “Toro ascendente Scorpione – Capra secondo l’oroscopo cinese -, Souleymane N’Doye nasce a Tambacounda nel maggio del 2003, in un’epoca in cui il Senegal affida la propria sopravvivenza alla produzione di arachidi, birra e olio, all’allevamento di ovini e bovini, oltre che ai giacimenti di fosfati minerali di titanio. Sottoterra dovrebbe nascondersi il petrolio.

Un’economia più che modesta ma, comunque, con numeri superiori alla media africana.”

Con questo incipit inizia la storia.

Il romanzo ha una costruzione particolare, narra parallelamente della vita di tre persone distinte: Souleymane, Milo e Flora. Procedendo nel racconto avremo la possibilità di conoscere meglio la loro vita, le loro storie e i loro pensieri, parlandoci in prima persona.

La vicenda (pubblicata nel 2017) si svolge nella Berlino del 2029, un futuro prossimo per noi, dove però tutto è diverso. Incasellare questo romanzo nel genere distopico, secondo me, sarebbe riduttivo, in quanto, sebbene ne abbia alcune caratteristiche, ci trovo qualcosa di diverso.

Milo ha lasciato un’Italia dove la situazione ormai è allo stremo, preda «di saccheggi, di fame, di bande di strada»«l’ecosistema costiero è al collasso, alcuni paesi sono stati risucchiati da mare. Gli sciacalli non guardano in faccia nessuno; occupazioni, violenze, esecuzioni sono all’ordine del giorno.»

 Anche nel resto dell’Europa la situazione è grave, solo la Germania ha una certa organizzazione sociale, grazie alla Barriera, all’interno della quale ci si può muovere liberamente solo avendo un tatuaggio all’altezza del polso, un identity matrix, con registrati tutti i dati personali.

Si vocifera che di lì a qualche giorno ci sarà un’apertura della barriera e quindi in molti si dirigono verso “la terra promessa”, verso l’ideale di una vita migliore, tra loro Souleymane, che affronta mille peripezie dal Senegal ai confini della Germania.

“Non c’è nessun merito a nascere da una parte o dall’altra, nessuna colpa. Perché?, si chiede Souleymane, perché un suo coetaneo di Amburgo o di Oslo o di Washinghton non ha dovuto patire quello che ha patito lui finora? Non augura a nessuno le sue sofferenze, e ha visto che ce ne sono di peggiori.

Soltanto è ingiusto.”

Milo, invece, non crede nella “magica” apertura della barriera e giunge da clandestino in Germania, nella speranza di essere aiutato dal vecchio amico Nils, in cui confida per fornirgli un trapianto d’identità.

“Meglio clandestino qua, che libero laggiù.”

Nils, però, scompare, così come la sorellastra Franziska. Milo, quindi, si metterà sulle loro tracce, con lo scopo di ritrovarli, chiedendo l’aiuto di Flora, la compagna di Franziska, che cerca nella pratica buddista la pace interiore. Il personaggio di Franziska è quello che più ho amato all’interno di questo romanzo.

“Il tempo ti plasma, ti cambia, ti mortifica se assecondi le sue convenzioni. Ho dovuto contrastarle con tenacia per essere la donna che sono. Più eroico di chi sconfigge una moltitudine di avversari è colui che sa domare se stesso.”

Significativo ed illuminante è stata poi la sua fede nel buddhismo praticato

“La nascita è dolore, la vecchiaia è dolore, la malattia è dolore, la morte è dolore, l’unione con ciò che è spiacevole è dolore, la separazione da ciò che è piacevole è dolore, non ottenere quello che si desidera è dolore, in breve: i cinque aggregati dell’attaccamento sono dolore.

 

È l’enunciazione della prima Nobile Verità, quella con cui il Buddha ci apre gli occhi sulla natura dell’esistenza materiale. Insoddisfazione, infelicità, frustrazione, sofferenza fisica e sofferenza psichica s’infiltrano in ogni aspetto della vita: così ci dice il Maestro di divinità e di uomini. Opporre resistenza a tutto questo ne aumenta solo l’intensità. L’unica via di uscita è la distaccata accettazione che il bene e il male si avvicenderanno in eterno nella nostra esperienza sensibile.” 

A loro si aggiunge Dieter, poliziotto amico di Franziska, uno dei pochi funzionari non corrotti della città.

Bel personaggio, ma decisamente “fastidioso, invece, mi è risultato Milo. Perfetto per l’evolversi della storia, ma per i miei gusti eccessivamente odioso

“Le donne sono così. Giovani o vecchie, etero o lesbiche, single o in coppia, di indole mite o di carattere focoso, ognuna porta in sé il ticchettio di una bomba ad orologeria. Hanno lottato tanto per una parità che in natura non esiste e questo inutile sforzo le sfianca, stringono i denti per reggere la pressione sociale, vogliono dimostrare, vogliono essere all’altezza, ma poi arriva il giorno che esplodono. Indipendentemente da quale sia la miccia, all’improvviso non si controllano e, boom, saltano per aria, incuranti di morti e feriti. A volte la deflagrazione ha effetti irreparabili. Ma loro niente, si ricompongono, riprendono la lotta quotidiana e innescano un altro ordigno.”

Come termina la storia lo potrete scoprire leggendo questo romanzo coinvolgente, che inizia un po’ in sordina e a mano a mano che la storia procede diventa sempre più intrigante, tanto da essere difficile smettere di leggerlo sino alle battute finali.

Il ritmo incalzante della narrazione rende reale quel senso di oppressione che aleggia tra i protagonisti della storia; il linguaggio è scarno, rapido, preciso, senza eccessive descrizioni e digressioni.

Tutto è veloce, i gesti sono importanti, come gli sguardi d’intesa solleciti e significativi tra i naufraghi.

Lo scenario descritto, quello del futuro 2029, è agghiacciante e nello stesso tempo strizza l’occhio al passato, lo stesso tatuaggio al polso non è che la versione moderna di quello che veniva praticato nei campi di concentramento.

Questi tatuaggi saranno, inoltre, così come i social network come Facebook, un mezzo per un’inquietante schedatura collettiva. Attraverso tutto questo sarà possibile essere sempre visibile e controllabile…

 “Sarà”? mi domando. O lo siamo già nella nostra odierna quotidianità?

 Leggendo il romanzo mi sono posta questa domanda, tutte quelle “comodità” che oggi usiamo, come il navigatore, i pagamenti online o lo stesso cellulare (ma ne potrei elencare tantissimi altri!), mezzi di cui non possiamo più fare a meno, non sono già essi stessi un modo per poter controllare costantemente le nostre vite? E se la tanto amata e ormai indispensabile tecnologia ci si rivoltasse contro? Siamo oggi esseri realmente liberi?

Riusciremo a continuare a conservare la nostra identità a dispetto del mutare delle epoche e dei luoghi?

Ci sapremo conservare, lottando giorno dopo giorno, per l’evoluzione, la sopravvivenza della specie umana che è costretta a difendere il proprio diritto alla diversità, al libero pensiero, alle scelte fondamentali?

Riusciremo ancora ad avere compassione, amore e senso di giustizia?

“Per natura gli esseri umani si procurano a vicenda il più seducente dei piaceri mondani. Un piacere così intenso che non ha uguali. Però sappiamo quanto sia insensato cercare in esso la felicità perfetta, perché ovunque sorge l’amore, sorge anche il dolore. La brama di piacere non fa che creare ansie e preoccupazioni maggiori.”

Nelle parole di Milo però

“Ho raccontato la storia di Souleyamane, la vicenda più reale nella quale mi sia mai imbattuto. Una vicenda come quella di milioni di uomini e donne in viaggio. […] Non so come faremo a vivere, ma in qualche modo faremo. In fondo è quello che abbiamo fatto finora. Farcela.”

intravedo un senso di fiducia nel futuro, di speranza che negli anni a venire ce la si possa fare…

Non mi resta che congedarvi consigliandovi la lettura di questo interessante romanzo e lasciandovi, come sempre, con una delle frasi preferite:

“Potrei rivivere il passato altre mille volte, servirebbe solo a infierire su me stessa, senza modificare il presente. E il presente è attesa.”

Citazioni tratte dal romanzo, pubblicate sui miei profili Facebook e Instagram 

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